Una missione in tre tappe, e comunque priva di astronauti, per raggiungere Marte, individuare e raccogliere i campioni di suolo e roccia più interessanti, riportarli nei laboratori terrestri distanti mesi di viaggio interplanetario e cercare così di svelare i segreti del Pianeta Rosso. L'approccio esplorativo destinato a condizionare i prossimi venti anni è stato svelato dal grande capo Nasa per la robotica marziana Steve Squyres. Lo ha fatto a Houston, al termine di un'assemblea di astrofisici e biologi convocata per condividere i progetti e definire le priorità del mondo scientifico americano.
Dilatare tempi e costi
L'idea che si fa strada è quella di inviare in un primo tempo un rover esploratore su Marte, replicando di fatto l'esperienza compiuta con successo dai robot mobili Spirit e Opportunity. Il suo compito sarebbe quello di individuare con tutta la cura del caso i siti dove raccogliere i campioni che si spera possano indicare la presenza di forme di vita, presente o passata. In un secondo tempo verrebbe lanciata una missione di recupero composta da un lander e, soprattutto, da un modulo lanciatore, capace dunque di riportare nell'orbita marziana il prezioso carico. La terza fase, e dunque missione, sarebbe infine specifica e interamente dedicata al rendezvous in orbita e al ritorno alla base Terra. Tre tappe diluite nel tempo come i costi per sopportarle.
Precedenti da evitare
Separazione dei carichi significa anche distribuzione delle complessità, che si accumulano invece in una missione "tradizionale", laddove gli ingegneri sono costretti a enormi sforzi di integrazione per comprimere in solo carico utile e in un solo lancio, tutto il contenuto tecnico-scientifico, il valore – miliardi di dollari – e il rischio della missione.
"Sono missioni maledettamente complicate e costano un sacco di soldi" – ha spiegato Squyres al termine di un dibattito a porte chiuse, che ha sicuramente tenuto conto anche di alcuni costosissimi, fallimenti, il più cocente dei quali resta la distruzione dell'americano Mars Climate Orbiter che avvicinitò l'obbiettivo con un angolo sbagliato e si dissolse nell'atmosfera marziana a causa della mancata conversione tra unità di misura dei suoi strumenti.
Iniziativa comune con l'Esa
Le posizioni americane dovranno comunque essere integrate con l'Europa sulla base della joint-Mars-initiative definita lo scorso anno tra Washington e l'agenzia spaziale europea ESA, con lo scopo di dividere i costi e sommare le competenze scientifiche sulle due sponde dell'Atlantico per poi spingere ancora più avanti i limiti della conoscenza umana. Allo studio - ha concluso Squyres - ci sono attualmente 28 diversi progetti, molti dei quali puntano proprio alla ricerca di tracce organiche extra-terrestri. La strada per Marte appare ancora lunghissima, di certo c'è solo che la selezione per la missione sarà durissima.